21 settembre 2009

Fall.

Si riprese dal torpore: era ancora sul treno. Tentò in qualche modo di decifrare quanto mancasse alla sua fermata. Gli seccava molto ammettere che mancava un po', ma non abbastanza per tornare a sonnecchiare.
Lo aveva svegliato l'aria fredda che usciva dal bocchettone. si accorse che nel sonno gli era scivolata la mano: solo il mignolo rimaneva all'aria fredda, mentre le altre dita della mano, per qualche strano motivo erano appoggiate sul cassettino chiuso a mo' di un accordo virtuale di pianoforte.

Tornò con lo sguardo all'interno del treno: la puzza di sudore acre gli salì dalle narici fino al cervello ed esplose come solo le bombe al plastico sanno fare. "Giusto così" pensò. Il treno dei pendolari era sempre stato così. Nessuno capiva perché mai, nonostante passassero due treni a distanza di cinque minuti, la gente rimanesse ammassata e stipata come mobili in un camion di traslochi. O, volendo, Come i pezzettini del tetris. la cosa gli parve gustosa e cominciò mentalmente a piegare tutti i pendolari come fossero pezzi del tetris. Gli ronzava anche la musica in testa. Era un demente e lo sapeva.

Gli scappò un risolino e la cosa alla signora davanti a lui non piacque più di tanto. poco male, tornò a guardare attraverso il finestrino opaco di condensa, tanto era quasi arrivato.

Arrivò finalmente a casa: aveva giusto il tempo di farsi la doccia. prese l'accappatoio e gli successe una cosa che non aveva previsto: un brividino gelato gli percorse la schiena. era il chiaro segno che era arrivato l'autunno.

13 settembre 2009

[Piacere, sono un Punk.]

Gli avevano sempre detto che prima o poi si sarebbe dovuto schierare. Per forza.
Era una cosa -dicevano- normale, una banalità. Tutti gli uomini prima o poi si schierano: politicamente, idealmente, musicalmente. Ma era proprio questo che non capiva. O meglio: con la politica poteva benissimo sciaquarcisi il culo. Con gli ideali... il suo cervellino di locusta che si ritrovava non lo aiutava di certo.
Rimaneva la musica. E così il Franz passava le giornate a interrogare i suoi amici, tra un giro col motorino e una bevuta al pub, rompendo le palle a tutti con 50 miliardi di gruppi, che spaziavano dal metal norvegese alla Caselli.
Finchè un giorno il buon vecchio Joe glielo fece notare:

-Lo sai che avresti rotto tre quarti di cazzo con 'sti gruppi di merda?-
-Embè? Faccio Come mi pare!-
-Ma vaffanculo un po'. E sentiti i Bad Religion o i Marlene Kuntz, se proprio vuoi fare l'alternativone!-

il vecchio Joe aveva colpito nel segno, per lo meno con i Bad Religion. Intendiamoci: non che i Marlene facessero schifo -per carità- ma a lui piaceva qualcosa di pesante, di duro. Qualcosa di incazzato e di incazzoso.

E il Punk gli calzava a pennello. Il Punk è come mettere le dita nella presa della 220. E' come prendere un bel 4 a un compito in classe e pestare a sangue la prof. con una mazza da baseball. E' come pogare dentro un bagno turco, con le gocce di sudore che ti scendono giù per la fronte e poi dietro la schiena. E' come cacare da un balcone sperando di poter prendere quelli che passano sotto.

E da quel giorno la discografia del Franz si arricchì di qualche nome illustre, di qualche nome Punk o di qualche suo fratello: Pennywise, Sex Pistols, NoFX, Offspring, i Ramones, Persiana Jones, Green Day, Foo Fighters, Millencolin, I Clash...
I Bad Religion? Il primo amore non si scorda mai. Così li teneva in cima al raccoglitore di cd.

E, nel frattempo, scoppiò a suo modo una piccola moda. Quella di presentarsi in un certo modo:
-Ciao!-
-Ciao. Mi chiamo Franz. Sono un Punk.-

12 settembre 2009

[prego, inserire un titolo]

-...Senti, io devo dirtelo-
-Sì,ma cosa?-
-Che...beh, ecco. Non è più come prima-
-E allora?-
-E allora...vuol dire che ti mollo.-
-Come...?-
-Essì...-

Ancora era incredulo, ancora non ci credeva. Non era stato decisamente politically correct. Non era il suo modo. Eppure lo aveva fatto: e la cosa gli piaceva.
Gli piaceva sentire quel brivido caldo, quel rigurgito, che dallo stomaco saliva fino in gola. Il sapore del sangue in bocca, come quando prendi un bel destro in faccia, ma sai che l'altro ha preso un tram nella milza. Gli piaceva quela sensazione strana, a metà tra l'aver riacquistato la libertà dopo una bella dose di galera e l'onnipotenza che generava il far male alle persone.
Era fottutamente contento. Cazzo, finalemente si era tolto di mezzo quella rompi palle della Molli. Oddio, a dir la verità all'inizio era da paura. Poi però la cosa era degenerata subito sul pesante, la Molli voleva una cosa seria: una bella coppietta, tenersi mano nella mano,vedere i tramonti al mare,i figli, il mutuo di casa...
Stronzate, pensava. Non avrebbe barattato la sua libertà con nessuno, anzi, nessuna. Nessuna che gli facesse proposte del genere. Eppure stavolta c'era arrivato molto, troppo vicino. E si era scottato.

Adesso il Franz era steso sul suo lettino blu a pois gialli (odiava quel lenzuolo,ma era sempre lì sopra, maledetto!). Gli sembrava tutto strano in quella sua cameretta: le scarpe sopra la tv, il poster di Kurt Cobain, l'armadio con dentro i suoi vestiti (ogni volta più belli, ogni volta più vecchi). Era sospeso a fissare un punto indefinito del soffitto mentre nella sua testa passava un film fatto di flashback dal sapore dolce amaro, come i Verve...