30 ottobre 2009

[E fu il piacere di un incontro. /2]

Nel tempo che Lei impiegò per arrivare dal fondo del vialetto Franz si fece sei milioni di pensieri. I più disparati: dal "cazzo avevo bisogno di una gomma!" al "cazzo, si intoneranno le rose coi miei vestiti?".
Straordinariamente non perse la calma. Sussultò un pochino sul "ciao", ma poi riuscì ad essere abbastanza freddo per poter intraprendere un discorso che non parlasse della sua innata idiozia.

Ne aveva bisogno
: aveva bisogno di una donna nella sua vita. Non aveva bisogno della donna con cui sfornare bambini -no di certo- piuttosto aveva bisogno di un'anima gentile, di una persona sensibile, con cui potersi confidare, da cui sarebbe stato aiutato. Cosa che con i suoi amici non potevano essere.

Parlò a lungo il
Franz. Rimasero insieme per un paio d'ore. L'Acero ad un certo punto rimase solo, sebbene ogni tanto qualche poppante vi si nascondesse dietro, sempre a causa di quell'infinita partita a nascondino.
Ma Lei e
Franz erano già andati via da un pezzo, avevano deciso di passeggiare.
Franz superò il provino sulla vestizione, Lei superò il provino come Amica. Di lì a poco sarebbe nato qualcosa di più (Franz, in fondo, lo sperava) ma per il momento l'importante è che era riuscito a fare breccia nei pensieri di Lei.
Questo era il suo obiettivo: farsi ricordare come una persona speciale, diversa, unica. Forse ci era riuscito: non sarebbe bastato un solo
appuntamento per scoprirlo e gli venne facile di accordarsi per il secondo.

Franz , anche quella sera tornò a casa. Kurt Cobain sorrideva felice nel suo ruolo di poster, come se un poster potesse sorridere a piacimento. Come se Kurt Cobain avesse mai riso.
Appoggiò i vestiti pesanti sulla sedia, si tolse le scarpe. Respirò: era tornato a vivere.